Presse italiane sono state usate da un progetto della difesa russa per avviare una produzione su larga scala di munizioni di grosso calibro. Oggi le cartucce progettate con quei macchinari vengono usate anche nella guerra in Ucraina
«Le munizioni sono la spina dorsale di qualsiasi sistema d’arma leggero. La qualità delle munizioni determina in larga misura la capacità dell’arma nel suo insieme». Così spiegano, in uno studio del 2020, i tecnici della fabbrica di munizioni russa Tula, uno dei più grandi produttori di cartucce del mondo, situato nell’omonimo centro industriale a 200 km da Mosca. Stanno illustrando i risultati di un progetto di ricerca per la produzione in Russia di munizionamento di grosso calibro per fucili di precisione, su committenza dell’FSB, i servizi segreti interni eredi del KGB sovietico.
Il progetto era iniziato anni prima, sotto l’egida dell’Istituto centrale di ricerca per l’ingegneria di precisione. «Ad oggi, stiamo sviluppando in modo proattivo un sistema di armamento da cecchino in nuovi calibri che non sono ancora disponibili nel nostro Paese», raccontava nel 2014 in un’intervista radiofonica Dmitry Semizorov, all’epoca direttore generale dell’Istituto. Il progetto «viene svolto da cinque delle nostre imprese, il cui compito è quello di creare un sistema russo di fucili da cecchino che non sia inferiore agli analoghi importati».